Zara chiude 1.200 negozi nel mondo e punta sull’e-commerce
2020-06-19

Dopo aver registrato il primo trimestre in rosso dalla sua quotazione, complice la crisi da Covid-19, Zara (gruppo Inditex) decide di chiudere il 16% dei suoi attuali negozi fisici per puntare sull’e-commerce.


Meno negozi e più vendite online. Il colosso dell’abbigliamento Inditex, proprietario di Zara e di altri marchi come Bershka, Pull & Bear, Massimo Dutti e Oysho, sembra aver scelto la strada per la ripartenza post coronavirus. In programma c’è la chiusura di 1200 negozi in tutto il mondo, soprattutto piccoli store ubicati in Asia ed Europa, accompagnata da investimenti per migliorare la piattaforma di vendita online.


Come per altri settori, anche nella moda il coronavirus sta accelerando tendenze che erano già in atto. Una di queste è sicuramente il passaggio all’e-commerce a scapito dei negozi fisici. Un modo per abbattere costi legati all’affitto, al personale e al mantenimento dei locali, senza contare le spese per la sanificazione.


Nel primo trimestre di quest’anno Inditex ha registrato una perdita di 409 milioni di euro con ricavi in calo del 44%. Si è trattato del primo trimestre negativo da quando il gruppo fondato da Amancio Ortega è quotato in Borsa. Da qui la decisione, forse già in programma, di chiudere 1.200 negozi per passare dagli attuali 7.500 a 6.700/6.900 punti vendita, grazie all’apertura di altri 450 negozi.


Nel mese di aprile le vendite online sono quasi raddoppiate rispetto al 2019 e le previsioni parlano di una crescita costante dell’e-commerce. Per sfruttare al meglio questo canale, Inditex ha già programmato investimenti per 2,5 miliardi di euro per migliorare la piattaforma di e-commerce (1 miliardo) e adattare i negozi a diventare centri di distribuzione della merce. L’obiettivo è arrivare a coprire il 25% del fatturato con le vendite online entro il 2022 e battere la concorrenza di H&M e Uniqlo.

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